Grotta dei Prosciutti

Questa grotta deve il nome alle peculiari e voluminose stalattiti che la caratterizzano che sono vagamente somiglianti a dei prosciutti (presciutti, in dialetto), è tra le poche ad essere conosciuta in epoche storiche, come quella di Nerone e del Borghetto. Consiste in un unico grande antro illuminato dall’esterno collegato ad una piccola saletta spesso allagata. Scritte presenti nella saletta, antiche monete e altri piccoli oggetti rinvenuti nel riempimento, testimoniano di presenze risalenti ai secoli passati.
Per immaginare l’origine della cavità bisogna risalire a circa un milione di anni or sono quando la Valle dell’Infernaccio non era ancora stata incisa dal torrente e le acque scorrevano ad un livello superiore all’attuale ingresso della grotta. Le acque hanno approfittato di una discontinuità sub-orizzontale del Calcare Massiccio e hanno generato per corrosione lunghe condotte oggi presenti con tronconi superstiti nei due lati della Valle dell’Infernaccio.

Ricerche recenti considerano la Grotta dei Presciutti come probabile covo temporaneo della Banda Grossi, briganti che negli anni 1860-62 hanno imperversato nel pesarese con rapine e scontri a fuoco coi carabinieri piemontesi appena insediati.

L’antro della grotta, essendo facilmente accessibile e illuminato naturalmente, non presenta un interesse peculiare riguardante le specie cavernicole.
Un'escursione in questa grotta non ha pericoli particolari ma è sempre consigliabile farsi accompagnare da una guida o un esperto che, con le  loro spiegazioni, arricchiranno il bagaglio culturale di chiunque.

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