Falco Pellegrino

Il falco pellegrino, tra i falchi, è sicuramente il più famoso per la sua proverbiale velocità e per le prodezze acrobatiche. E’ un piccolo rapace che per cacciare ha affinato caratteri evolutivi che si avvicinano molto alla perfezione, così da garantirgli, nelle condizioni a lui più gradite, un buon pasto tutti i giorni. Eccellente predatore, arcigno difensore del proprio territorio e attento genitore, sceglie con cura dove realizzare il nido..

Il falco pellegrino non ha molte esigenze in termini di spazio ma ne ha molte in termini di qualità dell’ambiente: un bosco, le rocce, magari un fiume, un lago o persino il mare. Nel nord delle Marche il falco pellegrino può soddisfare le proprie richieste, ma occorre anche che questi luoghi siano al riparo dal disturbo antropico diretto e indiretto.

L’habitat d’elezione per il falco pellegrino in questo territorio è la Gola del Furlo sebbene le aquile reali si prendano quasi tutta la scena, un ritaglio del magnifico ecosistema stretto tra calcare e Candigliano è proprietà privata di una coppia di falco pellegrino. La stessa combinazione di fiume e pareti di roccia il falco pellegrino le trova nella Gola del Candigliano presso Piobbico, nella Gola del Burano, in alcune anse del corso del Biscubio. Ma ci sono anche individui che vivono nella falesia del Monte San Bartolo ed altri persino in città: alcuni ci sono arrivati da soli e hanno messo su famiglia, come a Fano, nel centro storico; altri sono stati introdotti in modo sperimentale per contrastare la presenza dei piccioni.

Nella Gola del Furlo quasi ogni anno si ripete la scena della giovane aquila nata in primavera che a fine estate compie i primi voli finendo inconsciamente nel settore occupato dal falco pellegrino che a sua volta, pazientemente, se non bastano le ripetute, rumorosissime, vocalizzazioni, ricorre a voli dimostrativi di solito molto eloquenti che fanno sobbalzare e allontanare il malcapitato rapace.

Che l’attacco di un pellegrino sia una condanna a morte lo dimostrano i comportamenti delle sue potenziali prede: taccole, colombacci e storni quando si vibrano in volo lo fanno in grandi stormi dentro i quali ci sono certamente più probabilità di non essere attaccati.

Il falco pellegrino (Falco peregrinus) appartiene all’ordine dei falconiformi e alla famiglia dei falconidi. La lunghezza del suo corpo è di 38-48 cm, il peso di 450-900 grammi, l’apertura alare di 90-110 cm. La femmina è più grande e più scura del maschio. Le ali sono appuntite e la coda lunga e leggermente affinata in punta. La colorazione dell’adulto va dal dorso color lavagna al petto biancastro, la testa nera; nei giovani la colorazione di fondo è bruno-striato. Se trova il suo habitat può vivere dal livello del mare fino ai 2.000 metri di quota.

La sua proverbiale velocità, che pare toccare i 340 km orari, è possibile grazie al corpo molto affusolato e dalla capacità di battere le ali anche nel volo verticale. Come altri rapaci gli occhi del pellegrino sono protetti da una doppia membrana, una delle quali trasparente, in modo da andare in picchiata senza dover chiudere gli occhi ma allo stesso tempo evitando pericolosi urti con corpi contundenti.

La specie oltre che territoriale è anche monogama, per cui ne deriva che i giovani si allontanino prima della nuova annuale stagione degli amori. La femmina depone 2-4 uova e la cova, che ha inizio a marzo, viene effettuata da entrambi i genitori e dura circa un mese. Lo svezzamento della prole può durare fino a 3 mesi, Storicamente ricercato per la falconeria, i piccoli venivano rapiti dal nido e allevati in cattività per essere venduti. Ancora oggi la falconeria utilizza questi rapaci non di rado incrociati con specie affini.

Il falco pellegrino è una specie particolarmente protetta dalla legislazione italiana ai sensi dell’art. 2, comma 1 della Legge n.157 dell’11 Febbraio 1992.

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