Capriolo

Il più piccolo cervide europeo occupa una casella molto importante dell’ecosistema: oggi è diffuso su tutto il territorio dopo essere stato a lungo confinato nell’area appenninica a causa della scomparsa dei suoi habitat nelle colline e nei fondovalle e a causa della caccia indiscriminata.

Una popolazione di capriolo ampia e sana rappresenta un punto d’arrivo per le ambizioni “green” di un territorio che voglia guardare alla sostenibilità e al più alto grado di biodiversità possibile. Per questo motivo non è giustificabile la persecuzione a cui sono stati sottoposti negli ultimi 15 anni, con una caccia spietata che solo nella provincia di Pesaro e Urbino conta quasi 1000 esemplari abbattuti ogni anno. Nemmeno gli incidenti stradali (quasi 100 all’anno) di cui sono causa e vittime i caprioli può giustificare un accanimento del genere.

Il suo habitat si limita a tratti di bosco alternati a radure e attraversati da piccoli corsi d’acqua. Dalle quote montane a quelle di bassa collina è in grado di soddisfare i suoi gusti alimentari che spaziano da alcuni tipi di erba ai germogli di certe piante, dalla frutta alle foglie nuove di qualche albero. In inverno possono essere avvistati anche branchi di caprioli, mentre nel resto dell’anno i maschi adulti vivono solitari e le femmine madri stanno quasi sempre coi piccoli o il piccolo dell’anno. Il capriolo, se spaventato, emette il suo “abbaio” dalla forza e dal tono sorprendente.

Maschio e femmina di capriolo hanno abitudini diverse: ai maschi durante il secondo anno di vita crescono i palchi e le dimensioni (altezza e peso) mentre lo specchio anale diviene sempre più evidente e con la forma di un fagiolo rovesciato, mentre nella femmina sembra un cuore rovesciato con una pseudo-coda che consiste in un ciuffo di peli. I maschi, dopo aver trascorso quasi un anno con la madre, si allontanano dalla zona in cui sono nati e iniziano ad errare alla ricerca di nuovi luoghi. Alcuni studi hanno dimostrato che oltre il 70% delle femmine di capriolo trascorre tutta la vita nel raggio di 3 km dal punto in cui è venuto al mondo.

Alla nascita i caprioli sono molto piccoli, hanno il pelo striato e punteggiato sulla schiena per mimetizzarsi nella vegetazione, la madre li partorisce all’aperto, tra l’erba alta; il cucciolo non è assolutamente abbandonato, la madre anzi è molto amorevole e premurosa ed è per questo che lo lascia nascosto tra l’erba per poi avvicinarsi per quelle 5 o 6 poppate di latte al giorno, per almeno un mese, dopo di che piccoli e mamma si muoveranno insieme.

Il capriolo è un ungulato artiodattilo per cui ogni sua zampa si compone di due zoccoli affusolati e affilati, che rimangono impressi nel terreno formando un triangolo. Con un piede come quello l’agilità e la velocità nella corsa sono assicurate, e salvano un capriolo in buone condizioni dalla predazione del lupo (o dei cani) 9 volte su 10.

I maschi possiedono anche due “corna” (palchi) appuntite sul capo, sono ornamenti che servono per dimostrare alle femmine e agli altri maschi competitori il proprio vigore, a noi per capire l’età e lo stato di salute di chi le porta, o le portava, se abbiamo la fortuna di trovarle a terra.

Il capriolo è una specie cacciabile secondo le modalità della caccia di selezione, anche al di fuori della stagione venatoria, anche su terreni coperti di neve.

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