Gatto Selvatico

Grazie all’avvento del foto-trappolaggio, si hanno le prove della sua presenza in gran parte dell’Appennino centro-settentrionale e non solo nell’Italia centro-meridionale come si credeva. Animale schivo, tra le specie più rare dei mammiferi italiani, privilegia come habitat selvaggi e impervi della foresta, con roccia e piccoli corsi d’acqua.

La nuova mappa della sua diffusione mostra, però,  una distribuzione molto spezzettata, con numerosi esemplari solitari e poche popolazioni vitali. Alle barriere naturali rappresentate dai fiumi si sommano le barriere artificiali: grandi strade e ferrovie.

Nel territorio della provincia di Pesaro e Urbino sono stati rinvenuti esemplari in tutti i monti della catena appenninica, insospettatamente anche nei monti del Furlo e sui monti delle Cesane. Tali informazioni dovrebbero essere tenute presenti per regolare l’incidenza delle attività antropiche che possono arrecare maggior disturbo: taglio del bosco, caccia, escursionismo, cani vaganti.

Le abitudini del gatto selvatico sono in gran parte ancora sconosciute. Maschi solitari con un vasto territorio da difendere e lunghi spostamenti per potersi riprodurre; femmine confinate in un territorio molto più piccolo, in attesa di ricevere la visita annuale del maschio o dei maschi, prodighe di cure parentali nei lunghi mesi che trascorrono con la prole.

Il gatto selvatico ha un mantello bruno tigrato con quattro strie nere sulla nuca, una netta stria vertebrale che va dalla base del collo alla base della coda, strie trasversali sui fianchi poco definite e la coda piuttosto corta ma clavata con evidenti anelli neri ben separati tra loro.  Riporta una lunghezza tra i 45 e i 80 cm, una coda di 29-40 cm, orecchie lunghe fino a 6 cm ed un peso che può arrivare a 8 chilogrammi, occhi grandi color giallo-verdi e zampe anteriori con 5 unghie, posteriori con 4. Il dimorfismo sessuale è poco evidente, apprezzabile solo con le dimensioni più grandi del maschio, in particolare della testa.

E’ un carnivoro obbligato, quasi esclusivamente consumatore di vertebrati, poco specializzato sugli alberi e poco a suo agio in acqua. Ricava le sue tane in cavità naturali o approfitta di quelle abbandonate da tassi e

La specie è particolarmente protetta in Italia dalla Legge n. 157 dell’11 Febbraio 1992; protetta anche a livello europeo in base alla Direttiva di Berna del 1979 e dalla Direttiva Habitat del 1992 che la considera nell’allegato IV come specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa.

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