
Itinerario delle Grotte
Grotte, spelonche, ripari, cenge, archi rocciosi, sorgive e risorgive, doline, tutto il carsismo sembra esservi rappresentato.
Peja e Fondarca. Si tratta di un binomio inscindibile: il piccolo villaggio sperduto sul bordo dell’altopiano pensile e il doppio arco roccioso. Pieja è uno dei villaggi più remoti e isolati del Pesarese e delle Marche e per questo uno dei più affascinanti. L’altopiano su cui sorge il paese è chiamato “i laghi” e probabilmente era un bacino alimentato dalle acque copiose della montagna e prima ancora dalle acque di fusione del ghiacciaio quaternario che scendeva dal Nerone. Un tempo, i tetti delle case avevano il caratteristico aspetto di case di montagna, proprio delle strutture abitative dell’Appennino settentrionale e, nonostante Pieja sia situata in mezzo ad un’area in cui affiora solo calcare, erano coperti da lastre di arenaria grigia, reperite al di là dei crinali, sulla dorsale silicea delle Serre, che si affianca al Nerone.
Fondarca, ovvero “Fonte d’Arco” è il risultato del naturale sfondamento per consunzione del tetto di una grande caverna, il cui “architrave” è rimasto in piedi, su due punti. Si, perché gli archi di Pieja sono due, uno piu’ aereo ed evidente e un altro piu’ massiccio e nascosto. Tra i due, una sorta di ambiente chiuso di forma ovale, circondato tra alte pareti di calcare massiccio. Proprio sotto al grande arco roccioso, vi è una caverna detta “delle nottole” (dei pipistrelli). L'ingresso è facile e la caverna è stata ben esplorata dalla Soprintendenza archeologica delle Marche, perché al suo interno sono stati reperiti strati ricchi di materiale litico rappresentanti un lungo lasso di tempo, dalla preistoria profonda sin quasi ai nostri giorni. Nella caverna vive il geotritone italiano, un anfibio delle grotte, adattato alla vita al buio, vero endemismo nazionale. E’ bene non entrare nella caverna in inverno, perché la nostra presenza sarebbe fonte di disturbo, costringerebbe i pipistrelli a svegliarsi e a cercare cibo, ovvero insetti, che d’inverno non sono reperibili e potrebbe quindi causarne la morte
Le grotte: sono una delle caratteristiche più eclatanti del Monte Nerone, che sembra averne una dotazione davvero sterminata: ne sono censite oltre duecentocinquanta, senza contare le spelonche e i ripari sottoroccia. Ne vengono continuamente scoperte di nuove e vi è chi è convinto che tutta l’acqua del Nerone possa avere origine solo da un grande bacino sotterraneo, tuttora sconosciuto.
Flora e fauna di Fondarca meritano anch’esse un accenno: all’interno dell’anfiteatro naturale, abbarbicati sulle pareti, vi sono piccoli alberi: Tasso, Ramno alpino e, incredibilmente, leccio. La presenza nello stesso luogo, nelle stesse pareti, di alberi dalle esigenze e dagli areali di origine così diversi non manca di destare stupore. Ma sembra essere questa una delle caratteristiche salienti dell'intera catena montuosa del Catria e del Nerone: il paradosso, per il quale si trovano interi tratti di bosco le cui caratteristiche sembrano sfidare le leggi della natura.